La spalla congelata (o Frozen Shoulder) è una patologia ad eziopatogenesi complessa che colpisce la capsula articolare fibrosa che avvolge la testa dell’omero. La capsula articolare è fondamentale per la stabilizzazione passiva della testa dell’omero sulla glena scapolare ed una sua rigidità riduce la mobilità articolare totale della spalla; la gravità del quadro clinico è variabile da 1 a 4 anni.
La spalla congelata primaria (o idiopatica) è auto-limitante, ovvero tende alla risoluzione completa spontanea. Da recenti studi l’eziologia sembrerebbe collegata al gene HLA-B27 e/o al diabete mellito di tipo II. Insorge progressivamente e colpisce maggiormente le donne di età compresa tra i 40 e i 60 anni; di queste, il 20-30% sviluppa la patologia anche all’arto superiore controlaterale.
La spalla congelata secondaria è imputabile a fattori noti, come esiti di fratture o eventi distrattivi in seguito a traumi. Colpisce maggiormente l’arto dominante e non è auto-limitante, per cui la prognosi è tanto migliore quanto prima viene fatta la diagnosi, con successivo trattamento fisioterapico adeguato.
La capsula sviluppa una sinovite reattiva e alla visita clinica il paziente presenta dolore nei massimi gradi articolari su tutti i piani.
Dolore notturno severo e costante, senza perdita evidente di range articolare, principalmente della zona anteriore/laterale della spalla (deltoide), movimenti bruschi estremamente dolorosi.
In questa fase l’obiettivo principale è il controllo dell’infiammazione, ad esempio mediante la somministrazione di FANS o corticosteroidi orali. Al contrario, è sconsigliato il trattamento manuale in quanto le manovre di stretching capsulare potrebbero aggravarne i sintomi.
La capsula si “congela”, aumenta la produzione dei fibroblasti che sviluppano bande fibrose che porta rigidità a carico dell’articolazione della spalla.
Diminuzione del dolore nel corso delle settimane, che può rimanere intermittente; range articolare completo ridotto. Perdita funzionale di molti movimenti, tra cui portare il braccio dietro la schiena e sopra la testa.
In questa fase è necessario iniziare il trattamento fisioterapico che deve essere personalizzato mediante lo svolgimento di esercizi specifici e mirati. La frequenza delle sedute è di 2-3 volte a settimana con delle tempistiche limitate di circa 20-30 minuti, nel rispetto della sintomatologia associata.
Diminuisce sia lo stato della fibrosi dei tessuti sia l’irritabilità stessa e di conseguenza aumenta l’intensità degli esercizi fisioterapici. Al paziente verranno affidati principalmente dei movimenti da eseguire a casa, da implementare con il tempo. La frequenza delle sedute scende a 15 giorni che si effettuerà in sede o in tele-riabilitazione (tramite videochiamata).
Il dolore diminuisce ulteriormente fino alla parziale o completa risoluzione. Il range articolare inizia a migliorare fino a tornare alla mobilità iniziale.
La spalla congelata rientra tra il gruppo di patologie della spalla rigida, poiché ha il quadro sintomatologico iniziale simile ad altre condizioni cliniche che spesso causano una riduzione del range di movimento.
Tra le patologie con cui fare diagnosi differenziale troviamo:
Non esiste un gold standard per la diagnosi di spalla congelata, per cui verranno prima applicati i criteri di esclusione e, successivamente, verrà eseguita una RX di spalla. Qualora si escludessero tutte le altre patologie e l’RX della spalla fosse negativa allora si potrà fare diagnosi di spalla congelata; in caso contrario non si potrà fare diagnosi di spalla congelata.
Il trattamento riabilitativo per la spalla congelata viene effettuato sulla base della fase clinica in cui si trova il paziente.
Possiamo dividere le tre fasi in due categorie principali:
L’approccio riabilitativo per la spalla congelata comprenderà l’educazione per gestione dei carichi, modifica dell’attività fisica e lavorativa e l’inserimento dell’esercizio terapeutico, che non dovrà provocare dolore.
A seconda della sintomatologia in questa prima fase si potrà utilizzare, sotto prescrizione del medico specialista il trattamento farmacologico più corretto (ad esempio FANS o Corticosteroidi).
In questa fase la spalla congelata diventerà fibrotica quindi il trattamento riabilitativo sarà orientato principalmente allo stretching della capsula mediante tecniche di terapia manuale coadiuvati dall’esecuzione di esercizi che aiutano il recupero della articolarità su tutti i piani.
Nel periodo iniziale è importante valutare l’irritabilità dei tessuti e applicare il dosaggio terapeutico in maniera ottimale.
Scritto da
Fisioterapista sportivo