Talvolta la chirurgia è un passaggio obbligato e necessario al fine di riprendere una naturale funzionalità dell’arto superiore. Il gesto chirurgico mira a ripristinare l’anatomia della spalla, seguito da un percorso riabilitativo al fine di recuperare la giusta mobilità e la corretta biomeccanica.
Negli ultimi anni sono stati sviluppati diversi protocolli riabilitativi a seconda della tipologia di intervento (tra i più eseguiti troviamo la protesi di spalla e capsuloplastica a seguito di lussazione anteriore).
Lo scopo è quello di accompagnare il paziente durante il percorso di recupero, divisibile in 5 fasi principali:
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Le operazioni chirurgiche possono variare con conseguente modifica del percorso riabilitativo successivo.
La collaborazione tra le 3 figure (paziente, chirurgo, fisioterapista) porta a un successo spesso oltre le aspettative, poiché ognuna apporta la propria conoscenza, determinazione e professionalità.
E’ necessario quindi saper scegliere fin dal principio la figura riabilitativa che ci accompagnerà durante il percorso di recupero, ed è consigliato contattare, ancor prima dell’intervento chirurgico programmato, il fisioterapista specializzato di spalla.
Fin dalla prime fasi infatti, il fisioterapista sarà in grado di dare consigli ergonomici per riposare meglio con il tutore, e per effettuare esercizi e spostamenti. Insieme al chirurgo, con il quale sarà in contatto durante la fase di recupero, apporterà delle modifiche basate sulla condizione soggettiva del paziente.
Ad ogni tipologia di intervento si associa un progetto riabilitativo basato sulle variabili dipendenti e indipendenti.
Le variabili indipendenti che potrebbero essere la causa della dilatazione dei tempi il recupero del percorso riabilitativo sono principalmente principalmente tre:
Questi 3 fattori, non modificabili, saranno tenuti in considerazione durante l’elaborazione del progetto riabilitativo, definito dai benchmark (momenti chiave) che potranno essere basati sul tempo o sulla funzionalità acquisita.
Rispetto agli obiettivi temporali, ne vengono prefissati solitamente tre:
Il primo traguardo temporale viene definito solitamente dal chirurgo ortopedico, che si assicurerà che vengano rispettati i tempi per la guarigione del tessuto operato; i restanti traguardi saranno impostati dal fisioterapista che dovrà comprendere quando, anche correggendolo sulla base delle funzioni acquisite, passare alla fase successiva della riabilitazione.
Le variabili dipendenti invece possono essere raggruppate in 3 grandi categorie:
Gli obiettivi terapeutici sono molteplici e variano a seconda della patologia e della funzionalità. Possono essere divisi in 2 grandi categorie:
Le operazioni chirurgiche di riparazione anatomica per lesione dell’apparato muscolo-scheletrico necessitano di una prima fase di riposo, utilizzando, se richiesto, un tutore specifico per mantenere la struttura anatomica riparata protetta e al sicuro da lesioni post-intervento.
Il percorso riabilitativo inizia o contestualmente alla dimissione ospedaliera o subito dopo la rimozione dei punti di sutura (circa dopo 15 giorni).
Gli obiettivi terapeutici passano attraverso le 5 fasi della riabilitazione sopra descritte.
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A volte, a causa di un tessuto muscolo-tendineo rarefatto, l’intervento chirurgico serve solo a stabilizzarne la degenerazione ed evitare conseguenze peggiori. E’ importante anche per ridurre il dolore, permettendo quindi un percorso rieducativo al fine di mantenere la funzionalità residua.
Non tutti gli interventi infatti garantiscono il 100% del ripristino, come per esempio la protesi inversa di spalla, applicata per cercare di raggiungere circa l’80% di funzionalità, o come nel caso di una grossa lesione di cuffia dove a causa di atrofia, di infiltrato adiposo e non-elasticità dei tessuti non si riesce a ripristinare in sede il tendine del sovraspinato, optando per esempio, tra le tante a disposizione, per la tecnica SCR (Superior Capsular Reconstruction).
Scritto da
Fisioterapista sportivo